In Spiaggia con la Famiglia

LucioAnneoSeneca1989
00mercoledì 14 ottobre 2009 20:27
Esperienza Familiare...

La mamma ci mise al corrente dei progressi - e anche delle soddisfazioni - del reportage di moda. Era entusiasta di tutto, del posto meraviglioso, degli scenari incantevoli, delle indossatrici, dei fotografi e, naturalmente, delle sue creazioni, che avrebbero fatto il giro del mondo. Le brillavano gli occhi, era abbronzantissima e indossava un top di seta che le metteva in risalto il suo seno rigoglioso ed un paio di pantaloni alla marinara che le fasciavano morbidamente i fianchi.

Io mi ritrovai stranamente a guardarla come non mi era mai capitato. Poi, come stranito, mi riscossi e dissi tra me e me: René, ci sono due ipotesi, o essere diventato uomo provoca un cambiamento radicale, nel senso che guardi tutte le donne come se fossero donne e basta e non tue familiari, oppure questa intensa attività sessuale ha fatto di te un erotomane a tempo pieno. In entrambe le ipotesi, il pensiero era sconvolgente, ma ricordandomi che la prima eiaculazione della mia vita si era verificata dopo aver sognato mia sorella Jacqueline nuda, optai per la prima soluzione: divenire uomo, evidentemente, significava spalancare gli occhi su di una diversa realtà e poi l’affetto profondo che io provavo per le mie donne avrebbe potuto comunque giustificare la mia intensa, ma non ancora morbosa attenzione verso di loro.

Trascorremmo il resto della giornata su una spiaggia con una distesa di sabbia bianchissima e acqua di smeraldo. Io mi divertivo con la tavola da windsurf, mentre il sole lentamente calava, tagliando con sciabolate rosso fuoco il candore della sabbia. Le mie sorelle, con la nonna e le zie erano stese sulla sabbia a prendere il sole.

Mio padre, il nonno e lo zio forse erano in giro per la città. Con un ultimo colpo di reni condussi il windsurf verso la spiaggia e, prima di avvicinarmi alla riva, scesi dalla tavola. Purtroppo calcolai male la profondità del mare e improvvisamente dalla spiaggia mi videro scomparire sott’acqua, mentre il windsurf continuava, da solo, la sua corsa e andava ad arenarsi sul bagnasciuga. Mi sentii trascinare sul fondo, ed avvolgere dal liquido verde turchino del mare polinesiano: ero proprio come in un acquario, pesci multicolori mi volteggiavano intorno per nulla impauriti dalla mia presenza. Ero talmente preso da quello spettacolo incredibile che fu solo l’istinto di sopravvivenza a ricordarmi, dopo parecchio tempo, che dovevo riemergere. Avevo una buona resistenza in apnea, ma compresi di essere rimasto troppo a lungo non solo perché i polmoni mi stavano scoppiando, ma anche perché, data la estrema trasparenza dell’acqua, vedevo avvicinarsi molte paia di gambe femminili che si dirigevano verso di me.

Detti un colpo di reni e riemersi tra uno sbuffo di acqua ed un grosso respiro: aria, finalmente. Mi resi conto, allora, che le gambe che avevo visto dal disotto appartenevano, indovinate a chi, alle mie donne! Virginie e Jacqueline, le mie sorelle, le mie zie Jeneviève e Juliette, la mamma, erano tutte accorse in mio soccorso, non vedendomi riemergere. Certamente dalla spiaggia, sulla quale vedevo la nonna passeggiare in ansia e guardare nella nostra direzione, le mie donne non potevano accorgersi che io ero rimasto sott’acqua per godermi lo spettacolo e si erano davvero spaventate non vedendomi riemergere. Avvertivo le espressioni preoccupate dei loro visi che, a poco a poco, si distendevano.

“Che cosa è successo ?” chiesi con aria ingenua, pur rendendomi conto che erano preoccupate per me “ragazze, tutte qui per me ? Quale onore !” E mi avvicinai a tutte loro. Mia sorella Virginie e zia Jeneviève, allora, nuotarono verso di me e cominciarono, per finta, a picchiarmi. “Stupido, ci hai fatto morire di paura. Ma che cavolo credevi di fare?” dicevano l’una e l’altra, a turno. Poi iniziarono a schizzarmi con l’acqua. “Se devi proprio affogare allora ti aiutiamo noi !” Io stetti al gioco e feci finta di annegare di nuovo, spinto sott’acqua da loro. Sprofondai nel mare e, al di sotto della superficie, mi godetti lo spettacolo dei corpi di Virginie e zia Jeneviève immersi nell’acqua di cristallo. Erano stupendi, con le gambe abbronzate che si aprivano e chiudevano nei movimenti del nuoto. Mi immersi ancora di più e poi risalii pian piano verso la superficie, tra i corpi di Vir e zia Jen. Riemersi tra di loro, che non si erano accorte di nulla e le presi entrambe tra le mie braccia. “Ancora tu!” questa era zia Jeneviève “ma non ti sembra di averci fatto spaventare abbastanza?” Allora mise nuovamente una mano sulla testa e mi spinse giù nell’acqua. Io feci ancora finta di affondare e mentre riemergevo, alle spalle della zia, le sganciai il fermaglio del reggiseno del bikini.

“Renè, smettila, sei un maniaco sessuale” disse zia Jen, ma senza eccessiva convinzione.

“Perché mi dici questo, zia ? replicai “Liberati un po’ delle tue abitudini parigine, lascia respirare il tuo corpo, lascia che il sole baci le tue tette.”

Il reggiseno, liberato, cominciò ad affondare ed io mi rituffai per recuperarlo. Risalendo, mi spostai verso la schiena di mia sorella Virginie e ripetei con lei la stessa manovra che avevo fatto con la zia. Solo che questa volta non lo lasciai cadere nell’acqua, ma lo esposi, sventolandolo come un trofeo, tra le risate divertite delle altre mie donne, che, nel frattempo, ci avevano raggiunto e circondato. Era una situazione strana e per me davvero eccitante. Zia Jen che mostrava un po’ (ma non troppo) imbarazzo nel vedersi in topless, mia sorella, al contrario, senza nessun timore. Ed infatti, mentre il seno di zia Jeneviève era bianchissimo e risaltava rispetto al colore bronzeo del resto del corpo, nell’abbronzatura di Virginie non si notavano differenze: segno che lei già prendeva il sole in topless.

“E bravo il nostro René” aggiunse zia Juliette, e, con la sua solita ironia, propose alle altre: “perché non gli diamo una lezione a questo maschiaccio? Prendiamolo!”

Ubbidienti all’ordine impartito da Juliette tutte le ragazze mi afferrarono e mi tennero stretto, mentre io sgambettavo per liberarmi. Ma più ridevo e più mi mancavano le forze per sottrarmi a quella dolcissima “prigionia”. Ad un certo punto zia Juliette, sempre la più intraprendente di tutte, propose: “Ora tenetelo stretto, mi raccomando, non lasciatelo scappare!” Detto questo, con un perfetto colpo di reni si immerse per parecchi metri. Attraverso l’acqua trasparente la vidi riemergere vicino a me, poi scomparve di nuovo; sentii uno sciabordio alle mie spalle e in un attimo i miei boxer da bagno erano scomparsi tra le mani della zia.

“E ora, signorino, sei stato ripagato con la tua stessa moneta” disse con aria di sfida zia Juliette. “Questi li riprenderai sulla spiaggia” e dicendo così infilò i miei boxer nei suoi slip (unici superstiti, dato che il reggiseno lo avevo ancora io in mano, con quello di Virginie). La circostanza che non aveva calcolato zia Juliette era che tutte queste manovre di “sganciamento” di reggiseni e della conseguente visione di due paia di tette favolose, le sue e quelle di mia sorella Virginie, mi avevano provocato una mostruosa erezione, che sino a quel momento era stata tenuta celata dai comodi boxer, poi proditoriamente sfilatimi dalla zia. Mi misi quindi istintivamente in posizione “fetale”, per nascondere quanto più potessi, ma fu tutto inutile: Juliette si accorse di quanto mi stava accadendo e chiamò a raccolta tutte le mie vicine bagnanti. “Ragazze, presto, correte” le incitava “c’è un nuovo pesce in queste acque tropicali; venite a vedere che è successo al piccolo René!” Poi immerse la testa sotto il pelo dell’acqua e la tirò fuori tutta gocciolante. “Piccolo ? Mi correggo! Altro che piccolo..!.” Tutte, persino mia madre, si avvicinarono e, a turno, mettevano la testa sotto l’acqua, della quale sino ad allora avevo apprezzato la trasparenza.e scoppiavano a ridere; quindi ognuna di loro esprimeva il proprio apprezzamento. Il commento più significativo lo ricevetti da mia madre:

“E bravo il mio piccolo, complimenti, e complimenti anche a me che ti ho dotato di un arnese simile. Sai Renè, prima le tue amiche e poi tua moglie mi benediranno, un giorno.!”

Io non sapevo se ridere o vergognarmi: poi vista la naturalezza e la gioia con la quale tutte loro avevano accolto questa “sorpresa” loro riservata dal mio corpo, decisi di mettermi a ridere anch’io. Le risate, si sa, sono contagiose e quindi una tempesta di ilarità ci attraversò tutti. Poi, continuando a ridere, cominciammo a dirigerci, a nuoto, verso la riva, mentre il sole tramontava, spandendo un riflesso rubino sulla superficie dell’acqua verde: uno spettacolo da togliere il fiato.

Il problema si pose nuovamente quando si trattò di uscire dall’acqua. La mia erezione (anche perché la temperatura dell’acqua tropicale si manteneva sempre intorno ai 27 gradi, e quindi non c’era speranza che il freddo facesse ridimensionare il mio affare) persisteva gagliarda ed allora, vista la positiva accoglienza, da parte della zia e di mia madre, decisi di offrirmi ardito alla vista di tutti, anche perché sulla spiaggia, a quell’ora, non c’era nessuno, ad eccezione della nostra famiglia.

Con massima naturalezza, quindi, mi sdraiai sulla spiaggia e mi godetti il bacio, sulla pelle bagnata, degli ultimi raggi di sole: un massaggio delicato che contribuì anch’esso al perdurare della erezione, che non potevo più nascondere, dato che zia non aveva alcuna intenzione di restituirmi i boxer.

Dovetti infine subire un’altra battuta, addirittura della nonna, che si era avvicinata per esaminare anche lei il mio stato: “Ragazzo” mi disse con calma ed apparente serietà “non puoi andare in giro così armato, senza porto d’armi ! Sarai arrestato, prima o poi.”

Fu la ciliegina sulla torta dell’ilarità che si propagò per tutto il gruppo.

Mentre le ultime risate si spegnevano sulla spiaggia, mia madre, le sue e le mie sorelle iniziarono a progettare la vacanza vera e propria, che avrebbe dovuto iniziare due giorni dopo, una volta finite le riprese. Mamma avrebbe accompagnato la troupe e i componenti dell’atélier all’aeroporto e poi saremmo finalmente partiti per un tour delle isole polinesiane.

Io, con il trofeo al dio sole ancora inalberato, ascoltavo attentamente e non vedevo l’ora di imbarcarmi in questa crociera, che si presentava stupenda: se la prima spiaggia visitata era questa meraviglia, chissà le altre, inesplorate, bianche, trasparenti che cosa sarebbero state. E chi sa quali altre intriganti situazioni avrebbero potuto “condire” la nostra vacanza.

Fino a quando il mio pisello non decise che non vi erano più situazioni che richiedessero la sua presenza, le donne di famiglia si prodigarono chi in complimenti, chi in accenni, più o meno pesanti, alle gioie delle mie partners. Poi, finalmente, zia Juliette si decise a restituirmi i boxer, che indossai di nuovo e tutti quanti rientrammo alla barca, dove trovammo una elegante tavola imbandita all’aperto, sul ponte di poppa: Edith e Annette ci avevano preparato una cena sontuosa. Le emozioni del pomeriggio mi avevano messo una fame da squalo! E poi, ripensando alle battaglie che avrei dovuto sostenere quella notte con Annette e Edith, decisi di fare davvero il pieno. Mio padre si era fatto onore con la pesca delle aragoste e ne facemmo davvero una scorpacciata.

Buona Lettura !!!

Saluti...
giocoso.
00lunedì 19 ottobre 2009 18:15
STUPENDA!!!
flickRM
00mercoledì 28 ottobre 2009 19:48
bella storia davvero!
LucioAnneoSeneca1989
00mercoledì 11 novembre 2009 22:39
Grazie

Mille ;-)

Saluti...
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