Appendicite...
Andrea dormiva, steso sul letto di corsia del reparto di chirurgia del policlinico, ancora sotto l'effetto dell'anestesia.
La sera prima, un caldo mercoledì sera di metà luglio, si era sentito male dopo essere uscito a cena con gli amici. "Ti avrà fatto male la pizza", gli dicevano, o "La birra era troppo in fredda". Ma il dolore alla pancia non accennava a diminuire, e quando era diventato troppo forte gli amici spaventati avevano chiamato l'ambulanza.
Neanche ventiquattro ore dopo, Andrea riposava sedato in ospedale, privo di un piccolo ed inutile pezzettino infetto di intestino.
Quella mattina, tutti gli amici che non erano ancora partiti per le vacanze erano passati a trovarlo in ospedale, gli altri avevano telefonato per sincerarsi delle sue condizioni, appena si era sparsa la voce del suo improvviso ricovero. "Non preoccupatevi, era solo un'appendicite" aveva rassicurato tutti sua sorella Alice.
Alice era di due anni più piccola di Andrea, ma era sempre stata la più matura e responsabile dei due. Tutti gli amici, istintivamente, si erano rivolti a lei, sapendo che sicuramente era lì ad assisterlo e a rassicurarlo.
E così era stato. Quando i medici del pronto soccorso avevano subito accertato la semplice evidenza della malattia di Andrea, i loro genitori erano accorsi in ospedale per autorizzare il ricovero d'urgenza e l'operazione di appendicectomia per la mattina successiva, e Alice si era subito offerta di rimanere lei accanto al fratello, senza bisogno che nè sua madre nè suo padre -che la mattina dopo avrebbero dovuto entrambi andare a lavorare- passassero la notte in ospedale. Non era necessario: i medici li avevano rassicurati che un potente antidolorifico avrebbe fatto riposare Andrea fino alla mattina successiva, quando -visto che la sala operatoria era più libera del solito in estate- non c'erano problemi per inserire la sua appendicectomia tra le prime della giornata.
Era un intervento di routine. Non era necessario neanche che restasse una persona accanto ad Andrea per la notte, ma Alice era voluta comunque rimanere accanto a suo fratello. Si era appisolata accanto a lui, appoggiata su un letto libero accanto al suo, per non lasciarlo solo neanche un minuto.
La notte era passata tranquilla, euella mattina, molto presto, un'infermiera era venuta a preparare Andrea per l'operazione. Doveva radergli il pube e fargli indossare il camiciolino da sala operatoria al posto del pigiama. Andrea sarebbe stato il primo ad entrare in sala operatoria, alle sette in punto.
Quando Alice era rientrata nella stanza, Andrea era steso sul letto con addosso quel nuovo e curioso indumento, ancora frastornato dall'antidolorifico e vagamente confuso per il trattamento che aveva appena subito.
Tra Andrea ed Alice c'era sempre stata una gran confidenza. "Mi hanno fatto tornare bambino..." aveva esordito Andrea "Con questo vestitino e senza più un pelo, nelle mani di medici e infermieri mi sento un bebè!"
Avevano riso insieme, senza imbarazzo, uniti come sempre, anche nei momenti più intimi e privati.
Alice ed Andrea non avevano segreti, nè pudori. "Guarda qua che sbarbatura" aveva continuato lui sollevandosi il già corto lembo del camiciolino "Mi ha fatto proprio il servizio completo!"
Alice aveva guardato divertita e incuriosita il pube liscio del fratello, quello a cui sin da bambina si era abituata senza problemi, sin dai primi bagnetti al mare o in piscina, sin dai primi innocenti giochi d'infanzia. Era cambiato, poi, erano cresciuti, e certi innocui sguardi non erano più possibili. Ma ora le era sembrato davvero tutto come prima, come quando erano bambini.
Erano trascorse tre ore dalla fine dell'intervento. Andrea dormiva ancora, smaltendo l'effetto dell'anestetico. Cone da prassi, finita l'operazione l'avevano svegliato mentre lo riportanano in corsia, ma poco dopo si era subito riaddormentato ed ora giaceva tranquillo, ancora accudito da sua sorella.
Alice si avvicinò ad Andrea, gli sistemò ancora una volta il cuscino sotto la testa, e gli rimboccò il lenzuolo fin sopra il busto.
Nel sonno, andrea si muoveva spesso, si scopriva in continuazione agitato dal dolore che pian piano stava tornando. Aveva ancora addosso il camiciolino dell'operazione, tirato su fin sopra il grosso cerotto dell'intervento, sul fianco destro, dal quale usciva il tubicino di gomma per il drenaggio.
Al di sotto della vita era ancora nudo, le gambe rilassate, indifeso e inerme. Alice, nel sistemare il lenziolo, osservò ancora una volta il pube liscio del fratello, il pene piccolo e raggrinzito dal dolore e dall'anestesia, proprio come quello di un bambino piccolo. Sorrise nuovamente, ricordando la scena di poche ore prima.
In quel momento, Alice sentì nel corridioi alcune voci che gli sembrarono familiari. "E' questa la stanza, andiamo!" Entrarono due ragazze, che Alice conosceva molto bene per averle viste spesso in compagnia di Andrea. Lavinia e Giulia erano spesso attorno a suo fratello, gli civettavano sempre intorno come due sceme, ma in fondo erano simpatiche. Andrea le considerava solo due amiche, ed aveva rifiutato più di una avance da ciascuna delle due. Loro lo sapevano, ma non mollavano, forse si accontentavano, forse gli bastava farsi vedere sempre con lui per far chiacchierare le altre amiche.
Erano coetanee di Andrea, anche loro più grandi di Alice, ma a differenza di lei che era sempre sembrata più piccola, loro dimostravano almeno un paio di anni in più di quanti ne avessero. Erano sempre acchitate, capelli fatti, trucco, borsette e scarpe da ragazze viziate e snob, anche se in realtà non erano affatto snob, almeno quando stavano con Andrea.
Alice non era mai stata così, non le interessava, ed accanto a loro sembrava davvero ancora una bambina, e siccome aveva due anni meno di loro, Lavinia e Giulia l'avevano sempre trattata come tale, la sorellina intelligente e matura del loro bell'amico, ma pur sempre una bambina.
Si stupirono un po', dunque, nel vederla sola con Andrea. Sola a prendersi cura di lui, sorridente e per nulla affaticata dalla notte passata al fianco del fratello.
"Ciao Alice, come va?" chiese Lavinia "Tutto bene, l'operazione è andata benissimo" rispose Alice.
Volsero tutte e tre lo sguardo verso andrea che dormiva, rimanendo ad osservarlo in silenzio per qualche istante. "Com'è carino quando dorme" commentò trasognata Giulia.
Si sedettero tutte e tre sul letto accanto a quello di Andrea, parlando a voce bassa per non disturbarlo, mentre Alice informava le due visitatrici di tutti i dettagli del ricovero e dell'operazione.
Squillò il telefono di Andrea, sul comodino accanto al letto. Alice si affrettò a prenderlo ed a rispondere all'ennesimo parente o amico che avesse chiesto rassicurazioni sullo stato di Andrea. Bloccò la suoneria ed uscì dalla stanza "Pronto, sono Alice... sì Andrea sta bene... era solo appendicite..." Richiuse dietro di sè la porta e le due ragazze la sentirono nel corridoio rispondere alle domande col tono gentile ma rassegnato di chi ripete le stesse cose almeno per la decima volta.
Risvegliatosi in parte a causa dello squillo del telefono, Andrea mugugnò qualcosa e si agitò nel letto, poi tornò a sprofondare nel sonno artificiale dell'anestesia.
Il lenzuolo era di nuovo fuori posto. Lavinia e Giulia, di colpo, ebbero dinanzi agli occhi in modo inatteso e fortunoso uno spettacolo che forse avrebbero desiderato vedere in altre circostanze.
Ma il destino, oggi, aveva voluto far loro quel regalo, e nessuna delle due sembrò dispiaciuta. Si guardarono tra loro in silenzio, poi senza neanche bisogno di dirselo, entrambe si alzarono dal letto dove erano sedute e si avvicinarono a quello dove dormiva Andrea.
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