Il Nudista

LucioAnneoSeneca1989
00sabato 2 gennaio 2010 18:00
E la Ragazza...

Come sempre, dopo pranzo, gli altri preferirono andare a riposare in tenda, mentre io optai, come d’abitudine, per la mia solita passeggiata solitaria, incurante del solleone agostano. Attraversai quasi tutto l’affollato, enorme campeggio di Paliouri fino a raggiungerne il confine. Oltrepassai le ultime tende e mi ritrovai, finalmente, davanti a chilometri di spiaggia libera e deserta! La sabbia finissima e bianchissima era quasi accecante a quell’ora meridiana ed il mare, azzurro turchese, giocava col sole, disegnando sull’acqua arabeschi di luce! Verso l’interno, alcuni ciuffi di piante spinose spiccavano sulle dune sabbiose, mentre più in lontananza si distinguevano, nella macchia mediterranea, alcuni coraggiosi pini marittimi. L’odore del mare si mischiava a quello delle piante di liquirizia, nel limpido cielo azzurrino ed il frinire delle cicale faceva da colonna sonora.

Quando finalmente il campeggio sparì alle mie spalle, mi sfilai il costume da bagno, lo indossai sulla testa a mo di bandana e procedetti così, completamente nudo, lungo il bagnasciuga. La sabbia e l’acqua sui piedi nudi, la sensazione di libertà ed il contatto totale con la natura erano piacevolissimi ed eccitanti. Chissà cosa avrebbe pensato di me chiunque fosse passato in quel momento, vedendo un tipo strano, tutto nudo, con gli slip in testa ed un telo spugna appoggiato su una spalla alla “vucumprà”! Ma non c’era assolutamente anima viva a vista d’occhio!

Dopo una mezz’oretta di cammino, raggiunsi il luogo, accessibile da terra solamente tramite uno scassatissimo sentiero, dove, da parecchi giorni ormai, incontravo due giovani coppie di austriaci, che ci arrivavano temerariamente a bordo di una enorme Volvo. Erano naturisti ed avevamo fatto amicizia, chiacchierando tranquillamente tutti nudi, seduti sui teli stesi sulla sabbia. La lingua ufficiale era “l’inglese-maccheronico”. Di solito si discorreva per un paio d’ore, dopodiché, molto carinamente, mi davano un passaggio sul “Volvone” per riportarmi al campeggio. Quel giorno, invece, stavano già “smobilitando” perché, mi spiegarono, dovevano andare all’aereoporto a “prendere” degli amici che dovevano raggiungerli per continuare insieme a loro quelle stupende vacanze in Grecia. Mi offrirono il solito passaggio in auto, ma io, ringraziandoli comunque, declinai l’invito e restai, così, insolitamente solo in quel desertico paradiso terrestre! Sembrava di essere in una fotografia: tutto era immobile. L’aria, il mare ed il tempo.
Mi tuffai nel mare trasparente per rinfrescarmi un po’ e poi, una volta ristorato, mi gettai supino sul telo spugna, per farmi asciugare dai carezzevoli raggi del sole.

Probabilmente mi ero appena appisolato, quando un fastidioso ed insistente ronzio ruppe il magico silenzio. Mi appoggiai sui gomiti e, con gli occhi socchiusi, guardai nella direzione del frastuono: ad un centinaio di metri dalla riva stava ancorata una bianca “barca a due ponti” dalla quale, col fuoribordo a manetta, un piccolo “tender” grigio di un paio di metri, con due persone a bordo stava dirigendosi verso terra. Notai, con irritazione, che la rotta l’avrebbe portato ad “atterrare” proprio davanti a me, con tutti i chilometri di spiaggia libera disponibili! Probabilmente non mi avevano ancora visto, dato che io non ero proprio vicino alla riva, ma qualche metro più indietro. Mi chiesi se era il caso di indossare gli slip, ma poi pensai che, vaffanculo, si spostassero loro!

Infine, il gommone arrivò a riva e gli occupanti, dopo aver finalmente spento il motore, ne scesero. Erano una bionda ed abbronzantissima ragazza in costume intero color verde-mela ed un bambino di cinque/sei anni con slippino rosso ed armato di retino, paletta e secchiello. Tirarono un po’ più “in secca” il natante perché non “scappasse” al largo e poi lei si girò, mi notò e vide che ero nudo. “Adesso piglia quello che presumevo fosse il fratellino e se ne va…” pensai, ma lei mi sorprese alla grande, perché la vidi indicarmi con un cenno della testa al piccolo, dirgli qualcosa a mo di spiegazione, intimargli di levarsi il costumino, sfilatosi il costume cominciarono la ricerca di conchiglie e granchietti sul bagnasciuga, come se niente fosse! Era di spalle e, ogni volta che si abbassava, la mia attenzione era inesorabilmente attirata dal suo spettacolare sedere coperto dai pochi centimetri di costume. Io ero abituato da anni a frequentazioni naturiste ed a visioni anche più spregiudicate, ma, in questo caso, mi accorsi che, mio malgrado, mi stava venendo un’erezione. Abbassai un attimo lo sguardo sul pene, come a sincerarmene e quando lo rialzai, notai di sfuggita che lei si era voltata verso di me per qualche secondo. Decisi di mettermi a pancia in giù. Appoggiai la testa sulle mani e tentai di riappisolarmi.

Probabilmente passarono poco più di cinque minuti, quando sentii una dolce vocina femminile dire “hello…”. Sollevai appena la testa e, prima di tutto vidi i suoi piedini nudi, piccoli, magri e ben curati accanto al mio viso. Poi, strizzando gli occhi nel bagliore solare, alzai lo sguardo in direzione della voce e, sforzandomi di non soffermarmi troppo sul suo bel corpo fasciato meravigliosamente nel costume intero color verde mela, vidi il suo sorriso fare capolino. In una mano teneva una piccola borsa-frigo, mentre nell’altra stringeva due rosse lattina di “Coca”. Vidi pure, inquadrato tra le sue nervose caviglie, il bimbetto seduto sul bagnasciuga, tutto intento a fabbricare torte e castelli di sabbia. Mi spostati un poco e le feci cenno di sedersi sul mio telo, ma restai nella mia posizione nascondendole la mia “durezza” inopportuna. Lei si abbassò inginocchiandosi a gambe unite e, sedendosi sui talloni, aprì con uno schiocco le due fresche bibite e me ne offrì una. Bevve un lungo sorso ed io, mettendomi finalmente a sedere la imitai immediatamente, perché ero arso dalla sete, ma anche dalla intrigante situazione.

Lei guardò costentatamente il mio pene. Il prepuzio era sceso ed il glande, congestionato e turgido pulsava al sole. Io alzai gli occhi al cielo e allargai le braccia, come per scusarmi e lei sorrise. Ci presentammo. Si chiamava Petra, era austriaca e aveva diciannove anni. Il bambino era un suo cuginetto. In barca aveva fatto capricci per scendere a giocare a terra e così... Si scusò per “l’invasione” ed io la perdonai molto volentieri. Era un angelo! Il viso dolcissimo era coperto da simpaticissime efelidi, il naso regolare stava sopra ad una bocca carnosa e perennemente sorridente, gli occhi erano di un incredibile verde chiaro ed i lunghi capelli, già biondi naturalmente, erano schiariti ancora di più dal sole e dal mare. I seni che si intravedevano sotto il costume erano piccoli e sodi, sulle gambe abbronzate spiccavano radi morbidi peletti, d’oro come la tenera lanugine bionda che spuntava ai lati del costume tra le sue cosce.
Continuammo a parlare. La mia erezione perdurava, ma, credo per puro esibizionismo, rimasi ostinatamente fermo nell’ identica posizione, compiacendomi del suo sguardo che cadeva spesso sul mio pene. Poi, continuando a chiacchierare, in maniera del tutto naturale e con movimenti fluidi si mise a sedere “all’indiana”, incrociando le lunghe gambe. Sentii rinvigorire l’erezione. Tornai a guardarla negli occhi imbarazzato, ma vidi che sorrideva tranquillizzandomi. Eravamo a circa un metro l’uno dall’altra, ma avevo la speranza assurda che me lo toccasse con la mano o con la lingua. Lei, che sembrava avermi letto nel pensiero, mi guardò negli occhi e, con un lieve cenno del capo mi indicò il bambinetto, comunicandomi, così, senza parole, che in quel frangente era veramente impossibile prenderci qualsiasi libertà.

“Petraaaaaaaa” piagnucolò all’improvviso l’intempestivo cuginetto! Dai suoni gutturali tra i due, capii che il “rompicoglioni” voleva tornare alla barca e non c’era verso di convincerlo a fermarsi ancora un pochino. Riuscii a malapena a spiegarle dov’era il campeggio e che per la sera del giorno dopo avevamo organizzato un falò in spiaggia, con chitarre, canzoni e forse bagno a mezzanotte. Le chiesi se voleva partecipare. Lei, tra gli strilli del piccolo, mi disse che era difficilissimo e che dipendeva dai suoi genitori, visto che stavano facendo le vacanze incrociando lungo le coste della Grecia, non sostando mai più di un giorno nello stesso luogo.

La guardai rivestire la piccola peste, che andò a sistemarsi subito a prua del gommone, con gli occhi puntati sulla grande barca all’ancora al largo. Notai con intimo piacere il formarsi di una leggera “macchia umida” sulla parte bassa del chiaro costume di Petra. Spinse in acqua il tender, diede un ultimo sguardo al mio pene ormai “al dente” e avviò il motore da dieci cavalli. Si mise alla barra e puntò la prua verso il largo. Continuando a guardarmi, mimò un bacio e me lo mandò soffiando sulla sua mano. Io, in piedi sul bagnasciuga, letteralmente ipnotizzato, mi chiesi se l’avrei mai più rivista.

Buona Lettura !!!

Saluti...
flickRM
00domenica 3 gennaio 2010 10:13
bellissima storia, ben scritta, intrigante e perfino romantica!!!
L'hai riportata o è farina del tuo sacco???
[SM=g27987]
omar-1986
00domenica 3 gennaio 2010 11:12
bellissimo racconto...peccato per quel bambinetto rompiscatole [SM=g27990]
LucioAnneoSeneca1989
00domenica 3 gennaio 2010 23:52
Grazie

Sono lieto che vi piaccia ;-)

Ho preso l'idea ma per vari tratti l'ho rivista indirizzandola più sul C.f.n.m. :-)

Saluti...
giocoso.
00domenica 10 gennaio 2010 15:42
Bella, ma c'è un proseguo?
LucioAnneoSeneca1989
00lunedì 11 gennaio 2010 22:03
Si mi sembra di ricordare

Che ci fosse un proseguo ma non in stile C.f.n.m. ma naturista puro, vedo cosa riesco a trovare e rivedere ;-)

Saluti...
rosso.mi
00giovedì 14 gennaio 2010 01:16
grazie 1000 davvero
LucioAnneoSeneca1989
00martedì 9 febbraio 2010 12:00
Prego Prego

=)

Satuti...
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